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Astrologia: Il Manifesto (parte 2)
di Patrice Guinard
Trad. di Dario Rizzo

 

INDICE
4. La Terna della Conoscenza
5. Un Modello Struttrale dell'Astrologia
6. Matrice Astrale e Ragione Matriciale
 
 

4. La Terna della Conoscenza

"La totalità è presente ai luoghi di qualsiasi vera nascita, di qualsiasi risveglio. (...) ma "comprendere" non è soltanto abbracciare e riunificare la molteplicità, bensì fondare l'atto di conoscenza su di un suolo vissuto come antiquato ed originale: meno in funzione di una anteriorità storica realmente aggiornata rispetto alla relazione, essa stessa arcaica, che ogni cuore mantiene con gli strati dimenticati del suo cosciente o inconsciente." ( Françoise Bonardel: L'ermetismo )
 

L'astrologia esiste non perché si incontrano ancora partigiani di pratiche oroscopiche, ma perché la conoscenza astrale è una forma particolare di conoscenza, che scaturisce dalla tridimensionalità del reale e della diversità irriducibile delle disposizioni conoscitive nello spirito umano.

Infatti il reale appare alla coscienza secondo tre modalità distinte: come oggetto, come segno, come stato, in altre parole come entità fisica, mentale o psichica. Si può affermare che esistono, relativamente a questo aspetto, tre spazi principali atti allo sviluppo della conoscenza e tre tipi di "scienze" che li ricoprono: le scienze degli oggetti, empirico-analitiche (le scienze bio-chimico-fisiche), che osservano, misurano, sperimentano e costruiscono modelli dei fenomeni materiali, le scienze dei segni, storico-ermeneutiche (dette "sociali" o "umane"), che dipendono dalla raccolta delle prove e dall'interpretazione dell'attività culturale, e le scienze degli stati, psico-sintetiche (l'astrologia e le discipline connesse), che colgono il reale attraverso la totalità dell'essere psichico. [1]

A ciascuno di questi tipi di "scienza" corrisponde una forma d'organizzazione archetipica, di struttura ideale, elaborata o rivelata secondo 3 fasi successive: una fase d'osservazione, una fase di formalizzazione, una fase di trasformazione.

1. Il CRISTALLO, o struttura empirico-analitica, è la forma ideale delle relazioni tra oggetti, siano essi "naturali" (caso delle scienze fisiche) o astratti, ideali (numeri, figure, funzioni ed insiemi della matematica). "A questo regno dell'oggetto, come modo della presenza, corrisponde la scienza, sempre che questa, da parte sua, come teoria, causi il reale, riguardante specialmente la sua 'oggettualità'." [2] Tre fasi caratterizzano il processo scientifico:

- l'osservazione empirica e la registrazione dei fatti.
- l'elaborazione, per induzione, di leggi che stabiliscono le modalità di variazione della diversità oggettuale e si organizzano nell'ambito di teorie.
- la sperimentazione e la trasformazione dell'oggetto in attesa di stabilire nuovi collegamenti. Permettono di rinnovare il processo d'osservazione e ridefinire precisamente ciò che deve essere considerato come "fatto".

Tutti questi processi tendono a spiegare il funzionamento della realtà oggettuale, e controllare e trasformare l'oggetto quanto alla resistenza di quest'ultimo al mentale. Così il reale scienziato si costruisce attraverso la mediazione dello spirito. La sperimentazione e l'osservazione derivano da montaggi strumentali e da disposizioni mentali specifiche. Le leggi della fisica derivano dallo sguardo rivolto dallo sperimentatore al reale recepito. Heisenberg ha sottolineato che il "fenomeno" deriva da un'interazione tra l'oggetto sperimentato, il dispositivo di misurazione, e lo sperimentatore. È la teoria a determinare ciò che deve essere osservato. [3] Secondo Bachelard, la scienza sorge precisamente dalla rottura con la percezione comune, e si costruisce "contro la natura". Supposta di creazione recente (post-kepleriana e post-newtoniana) e di natura "materialista", ha per oggetto privilegiato il regno minerale [4]. E' per questo che il Cristallo è sempre in via d'elaborazione, orientato verso il futuro, coinvolto in un processo illimitato di costruzione e di ricostruzione del reale.

2. Il CODICE, o struttura storico-ermeneutica (linguistica, semiologica, socio-storica), è la forma ideale delle relazioni tra segni nell'ambito di un complesso socioculturale dato. Ferdinando de Saussure ha definito la lingua come un sistema di segni, un prodotto sociale, un codice relativamente indipendente dalle manifestazioni individuali della "parola". L'unità linguistica non ha realtà indipendentemente dalle sue relazioni alla totalità: si definisce allo stesso tempo con il posto che occupa nell'ambito della rete di relazioni che costituiscono la lingua, e in ragione del suo differire positivamente dalle altre unità ad essa paragonabili [5]. Tre fasi caratterizzano il relativo processo:

- la raccolta e la registrazione del materiale accessibile (dati linguistici, archivi e documenti storici, prove sociologiche ed etnologiche, informazioni culturali diverse).
- la caratterizzazione degli elementi raccolti ed il loro raffronto in base alle differenze significative.
- la riorganizzazione degli elementi attraverso le loro funzioni rispettive, e l'interpretazione dei documenti in relazione a questa riorganizzazione.

Questo processo non cerca di spiegare un fenomeno, ma di descrivere e interpretare dati, in altre parole di delucidare il senso dei diversi prodotti di una cultura, in funzione dei modelli interpretativi che saranno stati elaborati. Il Codice è estratto dal passato, identificato attraverso le sue forme ri-conosciute, aperto a qualsiasi nuovo tentativo di formalizzazione e ad ogni informazione atta a modificarlo.

3. La MATRICE, o struttura psico-sintetica (astrologica), è la forma ideale delle relazioni tra stati. Illustra l'organizzazione di una realtà potenziale, intangibile, invisibile, liminare, incosciente. Paul Valéry ha scritto nel 1938: "'Al di sotto' di qualsiasi figurazione, di qualsiasi conoscenza e di qualsiasi sensazione, c'è il fondo energetico, la fonte ed il suo flusso, tre o quattro forme che può assumere quest'energia, libera o vincolata, e tre o quattro distribuzioni differenziate che, derivate dalla fonte, la oppongono a essa stessa, reagiscono al flusso ecc.." [6] Gli impressionaux non sono gli stati psichici, ma le forme "minime", archetipiche, in numero limitato, che li innervano. Analogamente al cristallo e al codice, tre fasi caratterizzano il processo psico-sintetico:

- la visualizzazione, per "osservazione astratta" (Peirce), dell'organizzazione circolare della psiche e dell'interdipendenza dei suoi elementi.
- l'assegnazione, per abduzione, delle forme archetipiche e della loro simbolizzazione.
- l'integrazione del possibile mediante la ripartizione delle entità e mediante la distribuzione delle prospettive.

Charles Peirce ha precisato nei suoi scritti l'esistenza necessaria e logica di una facoltà di osservazione astratta che garantisce la coerenza del reale recepito e permette "di scoprire ciò che deve essere e non semplicemente ciò che è nel mondo reale" [7]. A questa forma d'apprensione del reale corrisponde il ragionamento per abduzione, suscettibile di identificare un reale inverificabile. L'abduzione si distingue dalla deduzione, forma di ragionamento propria della logica formale (Aristotele, Leibniz...) e dall'induzione, propria del metodo sperimentale. Il rigore del logico testimonia a favore dell'attitudine di alcuni pensatori spiritualisti a preservare ciò che chiamano "immaginazione simbolica" (Henry Corbin). Il processo astrologico non cerca più di spiegare un fenomeno, né di interpretare dati, ma di comprendere una realtà sottostante, nella misura in cui fenomeni e dati culturali trovano la loro origine nella psiche. La matrice è allo stesso tempo presente e atemporale: si accorda al momento presente, pur perpetuando un fondo permanente e preesistente.

Wilhelm Dilthey, nel suo progetto kantiano di costruire un'antropologia generale, non distingue lo "psichico" dal "socio-storico", e si accontenta di contrapporre la spiegazione della natura alla comprensione (Verstehen) della vita psichica attraverso l'esperienza vissuta (Erlebnis[8]. Esistono invece tre livelli: la spiegazione del mondo fisico, l'interpretazione del mondo culturale, e la comprensione del mondo psichico. Questo perché esistono tre lingue, cioè tre forme astratte di declinazione e d'astrazione mentale della realtà: le lingue vive che permettono di comunicare e trasmettere informazioni, la lingua matematica che opera principalmente su numeri e spiega la variabilità degli oggetti, la lingua astrologica i cui operatori simboleggiano le trasformazioni della psiche.[9]

L'astrologia è il focolare di una comprensione strutturale della psiche. La comprensione astrologica differisce dalla spiegazione delle scienze dure come dall'interpretazione delle scienze "umane". Comprendere, in senso astrologico, è ragionare per abduzione, è rispettare una logica matriciale, non 'identitaria'. Non è dimostrare, è mostrare. Nessun metodo filosofico o ermeneutico, nessuna tecnica analitica o anche statistica, ne rende conto senza deteriorarla. Il pensiero matriciale si preoccupa non di unificare la folla delle rappresentazioni mentali, ma di preservare l'organizzazione del molteplice che si colloca oltre queste rappresentazioni. Consiste nel pensare pluralmente la pluralità. L'astrologia può definirsi soltanto nello spazio che le è proprio: lo spazio egualitario del potenziamento qualitativo dello psichismo.

Molti astrologi contemporanei, appassionati di statistiche e di razionalità scientifica, si sbagliano sulla natura della conoscenza astrologica, sperando in una "giustificazione" delle loro pratiche da parte degli scienziati. Le statistiche offrono in materia soltanto interpretazioni dubbie di "risultati" parziali: "non può essere questione di 'dimostrare' per mezzo di quelle l'astrologia; la 'prova '(...) soggiace alla sfera dei fatti, mentre l'astrologia opera su strutture." [10]. L'estensione, inadeguata, all'astrologia, di metodi che appartengono alle scienze fisiche dipende da un'ignoranza della natura dell'astrologia e da un disprezzo della realtà psichica. Non si misura la lunarità (qualità Luna) così come si misura la pressione atmosferica. L'affettività e la coscienza non si "spiegano" in termini meccanicisti. I metodi strumentali e gli schemi astro-statistici non riguardano maggiormente il contenuto della conoscenza astrologico di quanto le curve di variazione encefalografiche riguardino il contenuto dei sogni o le trasformazioni organiche derivanti dalle posizioni dello yoga. Se esistono influenze planetarie a livello fisico o macrofisico, non dipendono dall'astrologia, ma dalla cosmobiologia [11]. Contrariamente a ciò che è generalmente creduto e perentoriamente affermato, l'astrologia è una conoscenza seria: qualsiasi conoscenza dell'umano è tributaria della psiche, come ha sottolineato Jung nei suoi lavori, e l'ignoranza di questo fattore essenziale, se non è la sua negazione, è la pietra d'ostacolo della ricerca moderna. Così la psicologia universitaria resta sprofondata nel deserto delle teorie sperimentali quando non sballottata dalle maree della terapia freudiana.

Non esiste finora alcun modello di spiegazione causale per l'astrologia e nessuna delle teorie fisiche che sono state proposte è veramente soddisfacente: citiamo per memoria il modello elementare di Tolomeo, derivato da concezioni astro-meteorologiche, la teoria dei raggi stellari di Al-Kindî ed il modello delle armoniche di Keplero. Anche se è probabile, in ultima analisi, che la scienza possa scoprire una spiegazione geo- o bio-magnetica dell'integrazione nervosa, cellulare, o molecolare dei ritmi planetari con la materia viva, questa spiegazione non può chiarire le trasformazioni psichico-astrali che operano ad un altro livello di realtà, né quindi legittimare alcuna applicazione particolare decisiva nella comprensione del tema natale e dei cicli collettivi. Inoltre la neurobiologia non delucida i fenomeni di coscienza. Quest'autonomia dell'astrologia rispetto al campo scientifico non implica che sia "anti-scientifica", contrariamente a ciò che proclamano gli scienziati.[12]
 
 

5. Un Modello Strutturale dell'Astrologia

"Non intendiamo designare così una sovrapposizione di strutture assemblate ed immutabili,
ma delle matrici dalle quali si generano strutture che prendono rilievo tutte da uno stesso insieme."
( Claude Lévi-Strauss: L'uomo nudo )
 

La dissoluzione dell'ontologia tradizionale è stata la causa di un formidabile disinganno del mondo (Max Weber, Alexandre Koyré). Il declino delle nozioni globali di natura e d'universo ha preparato l'arrivo della Struttura. Ciò che è stato perso nella sostituzione è l'interdipendenza dell'uomo coi suoi "circostanti" in un mondo reso acosmico dall'abolizione della rassomiglianza tra il microcosmo ed il "macantropo" (Paracelso), dalla "destituzione" di un'armonia universale nell'ambito della quale tutto si rispondeva e si "esplicava dal di-dentro", e con l'intrusione di una discordanza, di un'antipatia, tra il visibile ed un invisibile screditato. Spetta all'modernità gestire questo nuovo 'avatar' ideologico.

La nozione di struttura, dalla sua accezione ordinaria d'organizzazione generale di elementi che formano una totalità, si è arricchita e differenziata attraversando discipline così diverse come l'etnologia e la matematica, la biologia e la sociologia, la linguistica e la psicanalisi. La struttura interpreta il reale come un tessuto di relazioni tra elementi in numero indefinito, alcuni dei quali, "anonimi", non aventi relazioni particolari con la totalità. Relativamente a questo, la struttura è acosmica. Michel Serres definisce il concetto di struttura in relazione con quello di modello, che ne è l'esempio o la realizzazione: "Una struttura è un insieme operativo di significato indefinito (...) che raggruppa elementi, in numero qualunque, di cui non si precisa il contenuto, e relazioni, in numero finito, di cui non si precisa la natura, ma di cui si definiscono la funzione ed alcuni risultati riguardanti gli elementi.". Supponendo che si precisi, in modo determinato, il contenuto degli elementi e la natura delle relazioni, si ottiene un modello (un paradigma) di questa struttura: quest'ultima è allora l'analogo formale di tutti i modelli concreti che essa organizza." [13]

Fin dai suoi inizi l'astrologia ha incontrato strutture (lo Zodiaco dei Babilonesi nel V secolo a.C., Settenario e Sistema delle Case presso i Greci...), ma a causa delle determinazioni pratiche alle quali conducono, è stata data importanza ai modelli, a detrimento delle strutture. È dunque importante orientare di nuovo la riflessione su questi recipienti, dai quali scaturisce qualsiasi tentativo di formalizzazione. Designo le quattro strutture cardinali dell'astrologia, che appaiono già nei greci, con i termini di Planetario (o insieme strutturato dei Pianeti), di Dominio (o insieme strutturato delle Case), di Ciclade (o insieme strutturato dei Cicli, Aspetti ed Età planetarie), e certamente di Zodiaco (o insieme strutturato dei Segni zodiacali).

Esse derivano da un prototipo che sembra universale: quello delle quattro forme di decomposizione del reale da parte della coscienza. Il naturalista kantiano Jakob von Uexküll (1864-1944), precursore dell'etologia, designa con il termine di contesto (o ambiente, Umwelt) il risultato della suddivisione specifica del reale mediante la percezione: ogni organismo crea il suo ambiente circostante e costruisce la sua esperienza in funzione delle condizioni iniziali della sua percezione [14]. D'altra parte gli etnologi hanno riconosciuto, nelle società senza scrittura, l'esistenza di quattro nozioni fondamentali, quattro categorie primordiali dello spirito, all'origine dell'attività culturale e dell'organizzazione sociale: forze indefinite o mana, i loro luoghi di dominio, i loro momenti d'attualizzazione, e la loro distribuzione ordinata fra gli uomini, gli esseri e gli oggetti della natura [15]. Il reale sarebbe un continuum che la percezione dissocia secondo quattro forme specifiche. Lo studio del comportamento animale ha permesso di stabilire che ogni specie, ma anche ogni individuo, si forgiasse il suo proprio mondo; lo studio delle culture umane ha mostrato che il mondo dell'uomo obbediva ad una logica quaternaria.

Le "condizioni permanenti della vita mentale" [16] derivano da una concezione intuitiva di quelli che si possono chiamare contesti [o ambienti, ndt] condizionali: sono l'Energia, lo Spazio, il Tempo e la Struttura, designati nei greci dai termini di kratos, topos, kaïros e cosmos. Così qualsiasi manifestazione del reale induce trasformazioni percettive specifiche sui piani energetico (differenziazione di forze), spaziale (differenziazione di luoghi), temporale (differenziazione di momenti e di fasi), e strutturale (differenziazione di forme, o anche organizzazione globale delle forze, luoghi e momenti). Ogni cosa è un montaggio complesso di forza-forma in un luogo-momento dato.

La fisica conserva questa concezione attraverso le sue quattro nozioni fondamentali di massa (misura della quantità di materia), di lunghezza (misura della dimensione), di tempo (misura della durata) e di temperatura (misura dell'agitazione molecolare e dell'organizzazione della materia), ma anche la matematica, i cui operatori (numeri aritmetici, figure geometriche, funzioni analitiche, ed insiemi algebrici) sono gli analoghi rispettivamente energetici, spaziali, temporali, e strutturali dei concetti della fisica. Così il Cristallo è una rappresentazione più elaborata di una predisposizione primordiale, originale ed archetipica.

Si può osservare una quadripartizione equivalente nell'organizzazione delle lingue: i verbi (che segnano l'azione, la trasformazione, o anche la stabilità), i nomi (che, designando un oggetto, una sostanza o una persona, li situano in un certo qual modo), gli aggettivi ed avverbi (che segnano la qualità di un'entità o le condizioni di una situazione, normalmente temporaneamente variabili), ed i termini sintattici, come preposizioni, congiunzioni e pronomi (che organizzano il discorso, stabiliscono collegamenti, e caratterizzano una situazione eloquiale).

Il Cristallo, il Codice e la Matrice obbediscono alle stesse leggi strutturali. Infatti i 4 contesti condizionali generano, per quanto riguarda l'astrologia, una ripartizione quadrupla equivalente: per polarizzazione energetica, per domificazione spaziale, per periodizzazione temporale, per differenziazione strutturale. Di qui i Pianeti, le Case, i Cicli e i Segni delle strutture astrologiche. Il pianeta è per l'astrologia ciò che il numero è per la matematica e ciò che il verbo è per la lingua articolata; la casa è per l'astrologia ciò che la figura geometrica è per la matematica e ciò che il nome è per la lingua articolata... Inoltre segni, cicli, case e pianeti, diversamente distribuiti nel tema natale, figurano, per ciascuno, la prospettiva psichica-astrale propria, il suo mondo, nei quali si riflettono le relazioni che egli mantiene con il mondo.

L'astrologo annegato in un simbolismo lassista è spesso incapace di distinguere la differenza ontologica tra un segno zodiacale ed un pianeta. Infatti i fattori astrologici operano nella coscienza di ciascuno secondo forme specifiche: le forze planetarie traducono le sue [della coscienza] forme di percezione e di suddivisione del mondo circostante seguendo lo stato e le trasformazioni del loro potenziale d'eccitabilità; le case astrali traducono i suoi luoghi d'attualizzazione e d'integrazione all'ambiente, cioè le sue situazioni di radicamento e d'emissione esistenziali; gli operatori ciclici (aspetti, transiti ed età) traducono le sue forme d'evoluzione e le sue scadenze temporali; i segni zodiacali traducono le sue forme di reattività e di comportamento, ma anche d'identificazione e d'aspirazione, nella misura in cui sintetizzano gli altri fattori. In altre parole: i Pianeti rappresentano le forme di percezione del reale, le Case le forme di relazione del soggetto al reale percepito, i Cicli le forme di variazione di queste relazioni, i Segni le forme di fissazione del soggetto dopo la stabilizzazione di queste variazioni.

È la strutturalità che distribuisce gli elementi e gli agganci astrologici: forme, momenti, luoghi e forze sono rotture della stessa continuità, dei tagli nel tessuto del reale. Il Planetario, il Dominio, la Ciclade e lo Zodiaco illustrano la stessa matrice sotto un angolo differente [17]. Certamente "nel cielo astrologico" non ci sono altro che pianeti. Tuttavia la stella opera simultaneamente come forza energetica, come settore della sfera locale, come fase di un ciclo, e come forma zodiacale, poiché dipende dalle quattro forme condizionali d'integrazione organica: per il vivente, esistono soltanto strutture integrate. Se le Case, i Cicli ed i Segni zodiacali possono apparire come modalità spaziali, temporali o strutturali di elementi planetari effettivi, i pianeti stessi sono i segnali evidenti del processo di polarizzazione. E se è legittimo concepire il reale dal punto di vista energetico (primato della forza, della materia e della presenza visibile), ma anche spaziale (tutto deriva da campi d'attrazione e di repulsione), o temporale (tutto risulta da cicli di variazione), è tuttavia sotto la prospettiva strutturale che si presentano queste diverse differenziazioni, ed è ancora la struttura a mostrare questa ripartizione quaternaria, includendosi come il quarto ed ultimo riferimento.

Inoltre, cosa che caratterizza la strutturalità astrologica - e che la distingue dalle forme matematiche e linguistiche della struttura -, è la sua natura periodica (specificità di cui non rende conto la definizione di Serres). Lo zodiaco è un ciclo annuale, il dominio un ciclo quotidiano, i cicli planetari hanno periodi diversi (un mese per il ciclo lunare, dodici anni per il ciclo gioviano, trenta anni per il ciclo saturniano...). Le diverse qualità zodiacali, planetarie e settoriali ritornano dopo un periodo di tempo definito. Contrariamente al movimento del pendolo, al ciclo dell'attività respiratoria, o anche al flusso e riflusso delle maree, che sono di semplice vai e vieni, il ciclo astrale presenta una vera alternanza di fasi interdipendenti. È la circolarità che conferisce alle strutture astrali la loro omogeneità.

Questa strutturazione ciclica è iscritta nell'organizzazione nervosa che riproduce le variazioni periodiche dei pianeti. L'integrazione neuro-fisiologica dei ritmi geo-solari si traduce con una innervazione [o innesto, ndt] psichica continua - l'incidenza astrale - ed una strutturazione del sistema nervoso con gli impressionaux, che danno nascita alle rappresentazioni psico-mentali. La sfida di un'astrologia strutturale risiede nell'assegnazione e organizzazione coerenti di questi "vettori" psichici che sottendono le rappresentazioni mentali, in quanto esse derivano sempre dalla mediazione tra stati e dalle resistenze a questi stati nella coscienza, innervate dagli impressionaux ed enervate (sollecitate) da un ambiente contingente.

I simboli astrologici sono sistemati dal pensiero matriciale nell'ambito di strutture operative. Tuttavia queste strutture non hanno significato determinato, nonostante la mediazione obbligata di ogni processo conoscitivo: preesistono ai sistemi d'interpretazione ed ai contenuti specifici. Il che spiega la plasticità estrema del discorso astrologico. Sono dodici le fatiche che Ercole dovrà compiere [18]. La simbologia astrologica è già sistematica: è dotata di coerenza interna e di funzioni interdipendenti. I luoghi, nell'ambito della struttura, predeterminano gli elementi che saranno allocati e le funzioni di cui saranno i rappresentanti. L'articolazione dei simboli preesiste alla determinazione del loro contenuto. I significati avanzati sono effetti (allo stesso tempo prodotti conseguenti e risultati dovuti alla prospettiva) delle relazioni strutturali. È il motivo per cui il discorso astrologico ha saputo adattarsi alle mentalità ed agli universi culturali più svariati. Nessun sistema di pensiero ha conosciuto la perennità e l'ubiquità dell'astrologia, quest'algebra dell'anthropos la cui presenza è attestata nell'ambito delle culture più diverse, dai Cinesi agli Arabi, e dai Babilonesi agli Indù.

La relativa permanenza delle strutture astrologiche [19] contrasta con la variabilità indefinita del loro contenuto. I due aspetti sono all'origine dei diversi modelli che la storia dell'astrologia inizia appena a studiare (dall'avviamento lento dell'inizio del secolo scorso). Non c'è "una astrologia", ma piuttosto una pre-conoscenza nell'essere umano - perché iscritta nella psiche di ciascuno - impregnata di contenuto culturale variabile e che sussiste attraverso diverse forme di modellizzazione. Esistono tanti modelli di astrologia quante culture al centro delle quali si è sviluppata, e astrologi che l'hanno pensati con pertinenza. Contrariamente a ciò che affermano Franz Boll e Carl Bezold (1917), Martin Nilsson (1943), Otto Neugebauer (1957) o anche Wilhelm Gundel (1966), l'astrologia non è una creazione dei greci alessandrini [20]. E' emersa dalle pratiche divinatrici e della letteratura predittiva (dei presagi) degli akkadiani (~2000-1500 a.C.): i Mesopotamici avevano già un lungo passato astrologico prima dell'introduzione di un'astrologia ciclica, zodiacale, e poi oroscopica nel VI e V secolo a.C. . L'astrologia, che si è evoluta molto più durante la sua fase mesopotamica che presso Tolomeo e Morin, non è più greca di quanto non sia babilonese, o araba; analogamente esiste una forma d'astrologia specifica che corrisponde ai dati culturali delle società moderne e "post-moderne" del XX e XXI secolo.

Quali sono le condizioni minime di una teoria moderna dell'astrologia? Certamente esse sono più stringenti di alcuni vaghi presupposti spiritualisti in eco al famoso proverbio ermetista: "Ciò che sta in basso è come ciò che sta in alto", trasmesso dal recente rinnovato interesse per la sincronicità junghiana. Molto più dell'atto di fede degli empiristi, secondo il quale questa cosa funziona ed anche tutto funziona in astrologia, spesso in virtù dei supposti talenti psicologici dell'interprete. Certamente qualsiasi cosa che prenda le distanze dalle prove barbare dell'astro-statistica, le cui basi positiviste superate non possono fare accedere ad una comprensione completa dell'argomento. Una teoria moderna dell'astrologia, oltre ad una spiegazione ipotetica dell'integrazione dei ritmi planetari con la materia viva (spiegazione che dipende dalla fisica e dalla biologia), deve essere in grado di produrre ipotesi sul possibile funzionamento di questi processi, e soprattutto trarre conseguenze quanto al modello astrologico raccomandato. L'astrologo può non sapere come operano i segnali planetari; non deve tuttavia ignorare come non possono operare.

Molte teorie fisiche sono state recentemente proposte. Il chimico italiano Giorgio Piccardi (1962) ha tentato di dimostrare l'integrazione organica dei ritmi cosmici al livello della molecola d'acqua che sarebbe il mezzo di ricezione del magnetismo terrestre [21]. L'astrologo Frank McGillion (1980) ha sostenuto l'idea di un'integrazione dei ritmi planetari con la ghiandola pineale a partire dal terzo mese prenatale [22]. Il biologo Rupert Sheldrake (1981,1988 e 1991) ha difeso il principio di causalità formativa ed ha ammesso l'esistenza di un campo morfogenetico proprio di ogni organismo e di un tipo di memoria cumulativa intrinseca che si organizza attraverso la ripetizione (teoria che non si riferisce esplicitamente all'astrologia) [23]. Il biologo Étienne Guillé ha analizzato l'attività ritmica delle cellule e mostrato l'esistenza di forme di vibrazione specifiche legate ai cicli planetari ed integrate al livello della molecola di DNA [24]. L'astronomo d'origine sudafricana Percy Seymour (1986,1988 e 1992) ha immaginato un processo di sensibilizzazione del sistema nervoso fetale per risonanza al campo geo-magnetico, sistema di interazioni al quale parteciperebbero le forze gravitazionali planetarie [25].

Queste teorie sono respinte in blocco dall'astro-statistico Geoffrey Dean sotto il pretesto che non giustificano alcune pratiche dubbie dell'astrologia: "Ma normalmente tutte le teorie fisiche falliscono, perché non è possibile che possano applicarsi quando l'argomento analizzato è una società, un paese, o un'interrogazione. Forze fisiche non possono agire su questa materia." [26]. Ad ogni modo, non è il fallimento della teoria ad essere messo in discussione, bensì un'assenza di riflessione sui modelli. Dean ed i suoi collaboratori temono l'astrologia e le sue pratiche nell'insieme, senza interrogarsi sulla coesistenza di vari modelli, oggi come ieri, al centro anche di una stessa cultura astrologica. Poiché precisamente, ogni teoria fisica coerente dell'astrologia permetterebbe di eliminare un certo numero di appendici discutibili di questa disciplina, cioè gli oroscopi delle nazioni, quelli degli oggetti inanimati, la pratica delle progressioni e delle direzioni...

Questa "critica" autorizza l'interpretazione 'pigra', che si suppone inverta il proverbio ermetista "Come è in basso, così in alto": non sarebbero le incidenze astrali a condurre lo spirito ad una concezione astrologica ed antropomorfica [27] delle culture e degli uomini, ma sarebbero questi ultimi che proietterebbero "nel cielo" i loro complessi e la loro organizzazione socioculturale. Ma questa tesi, particolarmente apprezzata dall'anti-astrologia ad orientamento socio-etnologico, non ha ricevuto alcun inizio di conferma storica, inverte una posizione spiritualista dell'astrologia, che a sua volta non sembra accettabile.

La struttura di un settore si definisce secondo Deleuze come una "virtualità di coesistenza che preesiste agli esseri, agli oggetti ed alle opere di questo settore." [28]. La simbologia astrologica non si organizza a partire da contenuti disparati e contingenti: è pre-organizzata da riferimenti incidentali che predispongono i simboli a prendere posto nell'ambito di un complesso di relazioni obbligate. I contenuti, essi stessi variabili e contingenti, si differenziano, non in virtù della loro qualità propria, ma attraverso la funzione che occupano nell'ambito del modello. Così i Modelli sono sempre più o meno aleatori. Le strutture permettono un'indagine dello sconosciuto a partire dall'articolazione di ciò che è conosciuto, stabilizzato dal modello (da cui la capacità anticipatoria dell'astrologia). Le Strutture che sono all'origine del modello derivano da una visione della Matrice, che è allo stesso tempo tutte le strutture (o piuttosto la stessa struttura declinata secondo l'uno o l'altro dei 4 contesti condizionali d'approccio al reale), e lo stampo archetipico della psiche, cioè il fondo potenziale suscettibile di generare variazioni nell'assestamento delle strutture. La matrice astrale non proviene dal ragionamento o dalla sperimentazione, ma emerge "in filigrana", si rivela, e prende forma, in funzione dello stato di comprensione della coscienza che la riceve.
 
 

6. Matrice Astrale e Ragione Matriciale

"Non un romanzo dell'epoca, o costruzione temporale sintetica ; no, il conflitto di Achille con la sua epoca.
Non una sintesi, ma una "ripartizione", grazie a lui!
" ( Robert Musil )
 

L'astro è in-segna, cioè segno interno, 'impressional'. L'astrologia non dipende né da una logica della causa fisica, né da una logica del segno psico-mentale, ma da una logica matriciale, una logica delle forme e delle ripartizioni derivate dagli stati psichico-astrali, i cui operatori simbolici sono soltanto il mezzo d'espressione. L'interpretazione della sincronicità, concetto forgiato da Jung per designare le "coincidenze significative" tra lo stato psichico dell'osservatore e la manifestazione di eventi esterni [29], non è più ammissibile di quanto non lo sia la spiegazione mediante causalità energetica. Plotino, che Firmicus Maternus considerava come un avversario dell'astrologia, sviluppa questa concezione della stella-segno: "il movimento delle stelle annuncia gli eventi futuri, ma (...) non li produce." [30]. Le nozioni di stella-causa e di stella-segno presuppongono la separazione di due campi legati: il celeste ed il terrestre-umano. Nel primo caso ci sarebbe influenza, nel secondo coincidenza, pur essendo quest'ultima difficilmente concepibile, senza un certo intervento della prima. Nei due casi, la stella (o il pianeta) è definita come esterna all'organismo, nei due casi è il segno di un effettivo, di un fattuale. Queste nozioni autorizzano una pratica divinatoria dell'astrologia che la scredita nell'insieme, tant'è vero che, da due millenni, l'astrologia, da sola, non ha strettamente predetto alcun evento politico o culturale importante. Peggio: tali nozioni non rendono conto che molto superficialmente della realtà dei segni zodiacali e delle case astrologiche, e condussero del resto Keplero, prigioniero dell'alternativa, ad abbandonare case e segni "nell'acqua del bagno".

Il XIV secolo europeo ha conosciuto, simultaneamente alla proliferazione di guerre, di epidemie e di carestie, un vero aumento della previsione astrologica. È generalmente ammesso - non soltanto fra gli astrologi - alla fine del secolo, e poi in seguito, che la congiunzione del 1345 era stata la causa della grande peste di 1348. La previsione, individuale o collettiva, è rimasto il neo principale degli astrologi contemporanei, di cui è nota l'incapacità ad avere previsto la Seconda Guerra Mondiale [31], nonostante i propri segni premunitori, come quelli in Algeria, in Indocina o nel Golfo. Anche gli scienziati John Gribbin e Stephen Plagemann hanno creduto all'arrivo di un terremoto devastatore in California secondo la teoria astrologica dell'allineamento planetario nel 1982 [32], salvo poi analizzare il loro fallimento in un lavoro apparso l'anno successivo. E "stranamente", due delle previsioni astrologiche più famose della storia, almeno sotto la forma in cui sono generalmente riportate, sono dei falsi. Pierre di Ailly non ha mai predetto l'arrivo della rivoluzione francese, né Johannes Stoeffler l'inondazione universale o la fine del mondo per il 1524 [33].

L'astrologia matriciale differisce per natura dalle pratiche divinatorie: non ha la stessa intenzione conoscitiva e non mette in gioco le stesse disposizioni psico-mentali. Non è più congetturale - ciò che sostengono numerosi esperti - che divinatrice, come affermano i suoi avversari insieme con Pico. Dà a vedere una realtà continuamente presente e familiare alla coscienza, non a prevedere una realtà che gli sarebbe estranea. Non è astromantica: resta attaccata al logos matriciale, senza allegare il nomos sperimentale dell'astronomia, né la manteia augurale delle pratiche divinatorie, anche se mantiene alcune relazioni con essi [34].

Jung ha insistito sul fatto che il principio di sincronicità non spiega nulla, ma permette soltanto di esprimere la manifestazione delle coincidenze significative. Inoltre ha escluso che possa applicarsi alla realtà astrologica: "Benché non si sappia affatto con correttezza su cosa giace la validità di un oroscopo di nascita, non è tuttavia diventato meno plausibile che una relazione di natura causale possa esistere tra aspetti planetari e disposizioni psicofisiologiche. Di conseguenza, si farà bene a considerare i risultati derivati dalla teoria astrologica come fenomeni che dipendono non dalla sincronicità ma eventualmente dalla causalità. Ovunque infatti ragionevolmente si possa prevedere l'esistenza di una causa, la sincronicità diventa un affare incerto all'estremo." [35] L'idea di sincronicità, o piuttosto di "coincidenza inevitabile", è evocata fin dal 1903 da un collega di Paul Choisnard alla scuola politecnica, il generale mattiniero Orcel: "Alle 5 della mattina, alcuni momenti prima che il mio pendolo suoni i cinque colpi o dopo, sento il mio gallo cantare." Il fatto si riproduce ogni giorno; ne consegue che il mio pendolo suona perché il mio gallo canta, o che il gallo canta perché il mio pendolo suona? Né uno né l'altro, e tuttavia uno degli eventi si produrrà certamente contemporaneamente all'altro, perché tutti due sono il risultato di uno stesso terzo: il levar del giorno." [35B]

Una coincidenza effettiva è un indice fattuale, non una spiegazione, e che richiede una spiegazione d'ordine causale. L'idea di collegamento acausale tra diversi eventi prende la sua fonte nelle esperienze di Joseph Rhine sulla telepatia e la percezione extrasensoriale. I risultati dell'esperienza statistica di Jung sulle coppie sposate devono essere interpretati secondo lui con il caso e con le intenzioni inconscienti dello sperimentatore [36]. Il risultato statistico, "voluto" dall'operatore emozionalmente attento, sarebbe in parte una proiezione immaginaria del suo inconscio. La qual cosa squalifica sul nascere l'applicazione delle statistiche all'astrologia: "la verifica statistica delle 'verità' astrologiche è discutibile ed anche improbabile (...) il loro utilizzo superstizioso (che si tratti della previsione del futuro o di stabilire alcuni fatti attraverso le possibilità psicologiche) è fallace." [37]

La sincronicità non è un modello di comprensione dell'astrologia: è soltanto un'interpretazione della constatazione che due eventi appaiono simultaneamente alla coscienza, senza che si sappia perché: Mi sono raso questa mattina nel momento in cui anche la mia gatta graffiava il vetro! Nulla a vedere con una qualsivoglia ciclicità. La sincronicità riguarda due eventi sincroni che collego e che interpreto come eventi. Prendiamo un altro esempio: Mi sono innamorato di Elena nel momento in cui Venere, al suo aumentare, transitava sul mio sole natale. La posizione di Venere al suo aumentare, e la sua proiezione sull'eclittica al transito del mio sole indigeno, non sono un evento, un fatto d'esperienza, ma un calcolo, una constatazione astronomica, ed anche il risultato di una teoria astrologica. La proposta secondo la quale mi sono innamorato di Elena, in quel momento, non è più un evento: è uno stato, un arrivo interno. C'è sincronicità perché non ci sono eventi esterni, perché conosco la posizione di Venere soltanto dopo averla calcolata, e perché la mia proposta non corrisponde ad una constatazione empirica, ma al risultato di un calcolo e di una teoria.

L'inutilità della nozione di sincronicità junghiana per l'astrologia rende irrisoria la fretta di molti astrologi contemporanei nell'issarla come punta di diamante e panacea di una giustificazione della realtà astrale. Alcuni arrivano anche a credere che potrebbe giustificare il momento della consultazione. Così come è definita da Jung, si applicherebbe maggiormente all' Yi King ed all'astrologia detta "oraria" che all'astrologia natale. Ma Jung, forse per ignoranza, non fa allusione nei suoi scritti alla pratica delle interrogazioni [38].

L'astrologia dipende da tutt'altro paradigma di quello dell'ermeneutica o della fisica. Le nozioni di coincidenza di eventi significativi, e d'influenza di forze fisiche [39] non le si addicono. Non si ha "influenza esterna", ma incidenza formativa interna, cioè organizzazione di effetti strutturali in seguito all'impregnazione del sistema nervoso ad opera dei cicli planetari [40]. L'astrale non influisce sul fisico: sollecita e modella lo psichico. Il che invalida l'argomentazione di Agostino, ripresa da Pico della Mirandola, secondo la quale l'astrologo è incapace di prevedere il sesso di una persona a partire dal suo tema. L'impressione psichico-astrale non è il segno fisico delle "influenze", ma uno stato interno fugace. Non ci sono impronte del tema al momento della nascita, ma un'integrazione condizionale e occasionale (ai sensi di Malebranche) di forme endopsichiche differenziate che si attualizzano con loro ripetizione e la loro frequenza. L'incidenza astrale richiede un approccio sistemico e ritmico.

Cosa risulta dalla natura dell'astrologia? Non è una scienza, poiché non è sottoposta al principio di verifica; i suoi modelli non sono "falsificabili" [41], sebbene lo siano maggiormente degli enunciati della letteratura popperiana. Non è una religione, poiché non sostiene alcun dogma rivelato, né alcuna credenza particolare, e non richiede né clero, né tempio, né rituale. Non è una filosofia, poiché relativizza il valore di una razionalità il cui ultimo criterio di certezza è l'evidenza. Ma è allo stesso tempo un certo tipo di scienza, di religione e di filosofia, cioè una concezione del reale che richiede tecniche d'individuazione prese in prestito all'astronomia, e che suppone la convinzione della risonanza e della ripercussione dei ritmi dell'ambiente geo-solare sulla psiche. È una forma specifica di razionalità che ammette come condizione preliminare la differenziazione strutturale di una matrice archetipica. Non pertiene né alla ragione sperimentale, né alla fede, né alla ragione discorsiva, ma alla ragione matriciale.

Sembrerebbe che appaia come una religione, che si manifesti come metafisica, che sia una scienza critica nella sua essenza, una "quasi-scienza". Ciò a causa della sua natura triplice [42] e perché è stata percepita, al livello della conoscenza, come una rivale della filosofia, del cristianesimo e della scienza, è stata successivamente combattuta dallo scetticismo greco, dai padri della chiesa, e dal razionalismo moderno. Infatti lo statuto epistemologico dell'astrologia è variato secondo l'ottica dei suoi oppositori. Per gli scettici Carnéade e Sesto Empirico, è combattuta nell'ambito di una critica generale della conoscenza e della scienza, mentre gli apologisti cristiani Tatiano e Tertulliano la bandiscono congiuntamente alla filosofia ed al paganesimo politeista greci. Alla nascita del razionalismo anti-astrologico moderno, rappresentato in Francia dal filosofo meccanicista Pierre Gassendi, dai gesuiti Jacques di Billy e Jean François, dal gassendista François Bernier, dallo storico Jean-Baptiste Thiers, dallo scettico Pierre Bayle, o anche dall'abate Laurent Bordelon, è collegata al settore del irrazionale e del superstizioso [43] E' con l'arrivo del monismo meccanicista che si elabora la nozione di ragione moderna, conglomerato ideologico al quale partecipano la scienza nascente, la filosofia materialista e la religione cristiana, e che si è perpetuata nell'esegesi storica contemporanea [44]. La condanna senza processo dell'astrologia si ripresenta costantemente, e congiuntamente al declino della metafisica e della spiritualità, sotto i "Lumi" razionalisti, con l'oscurantismo positivista, nel grigiore del pensiero unico del XX secolo. Nello spazio di quattro secoli, la percezione dell'astrologia cambio di statuto a misura delle trasformazioni del consenso e degli imperativi ideologici: non più errore, ma illusione nel XVIII secolo, idiozia nel XIX, assurdità nel XX.

Il giudizio matriciale differisce dal giudizio sintetico di Kant per la sua esigenza di ripartizione, in base al numero e ai dati calcolati, e per la sua oggettivazione della realtà di cui riproduce dell'ordine immanente, anche se quest'ordine dipende inizialmente dalla strutturazione della psiche umana. Non è razionale, ma meta-razionale, cioè suppone non un'adeguatezza tra i concetti e gli oggetti dell'esperienza sensibile, ma una coerenza, espressa in termini simbolici, dell'esperienza interno-esterna della realtà.

L'egualità del giudizio matriciale, cioè la forma d'oggettività della ripartizione qualitativa, differisce dalla forma di oggettivazione scientifica: il processo sperimentale scompone il reale e raccoglie i fenomeni secondo criteri quantitativi; il processo matriciale li distribuisce secondo criteri qualitativi. John West e Jan Toonder notano che solo quelli "che non hanno mai costruito una cattedrale, compiuto una danza derviscia, o meditato soltanto una mezz'ora, negano la possibilità di tale differenza qualitativa." [45] Le ripartizioni non provengono da una riflessione di tipo filosofico sulle idee, né da un'esperienza di tipo scientifico su oggetti definiti di cui si osservano le variazioni, ma direttamente dallo spirito. Appaiono alla coscienza in seguito all'innesto continuo e alla strutturazione della psiche mediante le impressioni astrali.

Il filosofo e pedagogo ceco Jan Komensky (1592-1670), latinizzato sotto il nome di Comenius, ha elaborato un concetto metodologico di descrizione del reale, che presenta affinità con l'osservazione astratta di Peirce e con il mio concetto di pensiero matriciale. Con ciò che chiama sincresia, una sorta di processo globale d'analisi del reale, diventa possibile conoscere il reale inaccessibile mediante quello che è accessibile, purché alla loro radice si possano distinguere gli stessi "archetipi". Il metodo sintetico e critico contrasta la tendenza al frazionamento della conoscenza ed alla specializzazione eccessiva. Lo stesso dicasi per il pensiero matriciale, che ordina la molteplicità con raggruppamenti provvisori. La funzione di ripartizione prevale sulla rappresentazione attuale e contingente che scaturisce dall'oggetto. Gli archetipi sono i riferimenti o i poli del processo di ripartizione. Non è nella natura del pensiero matriciale produrre una tassonomia sotto forma di catalogo, d'inventario, o di classificazione, ma piuttosto mantenere l'esigenza di ripartizione nelle sue modalità sincroniche e diacroniche. Non si riferisce soltanto allo stato momentaneo della realtà recepita, ma anche all'operazione di processione di questa realtà. Così le sue divisioni si radicano nella doppia dimensione, presente, e non-temporale, di questa realtà.

La ragione matriciale non è un tipo di qualità occulta che deterrebbero i soli astrologi. Opera nel pensiero a tutti i livelli, e nei filosofi in particolare: se ne ha prova in Pitagora, Platone, Paracelso o Keplero, ma anche in Democrito (criteri di differenziazione degli atomi), Ippocrate (teoria degli umori), Aristotele (teoria delle cause del movimento), Damascio (teoria dell'unità), Raymond Lulle (combinatorio teologico), Nicola Cusano (teoria dei dieci campi della saggezza), Campanella, Cartesio (norme del metodo), Leibniz (caratteristica universale), Kant (teoria delle categorie), Hegel, Fourier... Non appena il pensiero cessa di procedere solo mediante ragionamento discorsivo, ma fa appello alle sue risorse più profonde, e appaiono distinzioni significative la cui origine non è attribuibile alla sola logica del discorso, allora esso funziona in modo matriciale. In altre parole queste distinzioni provengono da una ripartizione archetipica (per 3, per 4, per 8, per 10, per 12...) di natura psichica-astrale, che condiziona il giudizio matriciale.

La matrice astrale è inizialmente 'strutturata per quattro', ed è strutturante per la psiche e dunque per l'insieme produzioni psico-mentali e socioculturali. In Mesopotamia, l'astrologia aveva una funzione più collettiva che individuale. Oggi è stata ridotta ad una specie di terapia individuale a partire dai temi natali. Le scienze dette "umane" sono interessate dai cicli planetari e dall'approccio astrologico: si possono concepire le modalità di una storia astrale, di una geografia astrale, di una psicologia astrale, di una sociologia astrale... [46] Gli operatori astrali modulano e strutturano il mondo dell'uomo, e sono i parapetti della conoscenza antropologica. La logica matriciale richiede precisamente una riorganizzazione della lingua e della conoscenza, una ridistribuzione delle rappresentazioni mentali, sociali e culturali, e conseguentemente una rivalutazione dei concetti di solito utilizzati in un senso unilaterale o sotto relazioni dualiste.

Qualsiasi campo d'indagine, ogni problematica concettuale o qualsiasi attività dello spirito dipendono da un archetipo quaternario, dal momento che si riferisce alla psiche umana. L'astrologia è lo studio delle conseguenze della strutturazione quaternaria della psiche, cioè della quadripartizione della realtà da parte dello spirito. Quattro prospettive irriducibili della coscienza, che l'incidenza astrale distribuisce a ciascuno in delle proporzioni specifiche, preesistono a qualsiasi confronto col reale. La ricezione delle quattro prospettive è per Carlos Castaneda (1925-1998), lettore del Bardo Thödol, un affare di 'equanimità': "essere un naguale implica che non si abbia alcun punto di vista da difendere." [47] Paracelso ha insistito sulla struttura archetipica quaternaria della coscienza: la divisione quaternaria del "macantropo" (dell'uomo primordiale), di natura psichica-astrale, è all'origine di qualsiasi quadripartizione d'ordine socio-culturale [48]. Da Parmenide e Anassagora, il pensiero greco-europeo ha tendenza a ragionare per esclusione: numerosi errori provengono da un desiderio di unificare la molteplicità con la messa in atto di dualità artificiali [49]. Nei confronti delle problematiche dualiste, il ragionamento matriciale consiste nell'interrogarsi a priori sulla legittimità, per le entità recepite, di apparire in uno stesso campo d'applicazione.

Il logos matriciale è di natura pitagorica. Dipende da una metafisica della Tetrade e presuppone la co-presenza di quattro forme archetipiche che controllano il mondo ed orientano il pensiero. La specificità e la forza dell'astro-filosofia è la neutralità: non privilegiare una posizione particolare dello spirito e tenersi ad uguale distanza dalle quattro prospettive cardinali, dalle dodici prospettive zodiacali, dalle dieci prospettive planetarie... Più precisamente, l'egualità è l'atteggiamento mentale che consiste, pur restando neutrale di fronte alle quattro qualità dello spirito umano, nel concepire la quadriversità dei punti di vista. Così le quattro tonalità psichiche, o voci interne, si convertono in quattro direzioni, o vie concettuali. Ed il centro rimane deformato, invisibile. Di conseguenza il discorso matriciale appare nella sua dimensione critica come suscettibile di sottolineare, non gli errori, ma le insufficienze e la uni-vocità di questo o quel discorso o sistema conoscitivo, e dunque giudicare (ed in ciò inizialmente è giudiziario), non di ciò che è detto o pensato, ma di ciò che manca di essere detto e pensato.
 
 


[1] Questa distinzione si ispira a Wilhelm Dilthey, a Charles Peirce e a Jurgen Habermas, per il fatto che la terza categoria, delle "scienze a vocazione critica", comprende principalmente la psicanalisi freudiana e la sociologia neo-marxista. (Cfr. La tecnica e la scienza come "ideologia", trad. francese. presso Gallimard, 1973, p.145-150). Tuttavia solo l'astrologia egualitaria e "giudiziaria" possiede la capacità critica di tener conto differenzialmente delle idiosincrasie e delle mentalità.

[2] Martin Heidegger, Saggi e conferenze, trad. francese presso Gallimard, 1958, p.62.

[3] "Le leggi naturali che, nella teoria dei quanti, formuliamo matematicamente, non riguardano più le particelle elementari propriamente dette, ma la conoscenza che ne abbiamo." (Werner Heisenberg ne La natura nella fisica contemporanea, trad. del all., Gallimard 1962, p.18). Cfr. anche Fisica e filosofia, trad. francese presso. Albin Michel, 1971.

[4] Ne La formazione dello spirito scientifico, Vrin, 1938; 1983.

[5] In Corso di linguistica generale, 1916; Payot, 1967.

[6] In Quaderni, "Psicologia", Judith Robinson (ed.), Gallimard, 1973, volume 1, p.1067.

[7] In Scritti sul segno, Gérard Deledalle (ed.-tr.), Le Seuil, 1978, p.121.

[8] Ne Il mondo dello spirito, trad. francese presso. Aubier, 1947, volume 1, p.150.

[9] La "lingua genetica" (derivato dall'organizzazione della molecola di A.D.N.) non è una, poiché non risultò dall'operazione creatrice che l'intelletto mette in opera per trasmettere un contenuto conoscitivo.

[10] Daniel Verney, Fondamenti e futuro dell'astrologia, Parigi, Fayard, 1974, p.284.

[11] Lo specialista attuale delle ricerche astro-cosmobiologiche è Theodor Landscheidt (cf. per esempio Sun-Earth-Man: A mesh of cosmic oscillations, London, Urania trust, 1989).

[12] Pensiamo, noi astrologi, che sia fra gli scienziati, in particolare tra i fisici delle particelle ed i teorici dei grafici, e non presso i professori di filosofia, che si dissimulino i veri metafisici di questo secolo.

[13] Ne La comunicazione, Parigi, Minuit, 1968, p.32.

[14] Jakob von Uexküll, Mondi animali e mondo umano, 1934; trad. francese presso Denoël, 1956.

[15] Cfr. Marcel Mauss, "Su alcune forme primitive di classificazione" in Année Sociologique, 1903; Opere, Minuit, 1968-1969, 3 volumi, e soprattutto Émile Durkheim, Le forme elementari della vita religiosa, 1912; Parigi, P.U.F., 1968.

[16] Émile Durkheim, Le forme elementari della vita religiosa, 1912; Paris, P.U.F., 1968, p.628. La problematica energia/struttura è esposta dall'astrologo Rudhyar che oppone la permanenza strutturale alla variabilità energetica. (Dane Rudhyar, L'astrologia della personalità, New York, Lucis Press, 1936; versione francese, Parigi, Librairie di Médicis, 1984, p.122).

[17] E' per questo che la teoria astrologica delle Matrici sembra essere l'elemento portante di tutta la costruzione.

[18] La tesi secondo la quale la natura, l'universo-Dio, e più specificamente le stelle, sono all'origine dei più vecchi culti, mitologie e religioni, è stata sostenuta dallo storico Scorpione Charles-François Dupuis (1742-1809) nella sua Origine di tutti i culti, o religione universale (3 volumi, Parigi, H. gazza, anno III (1794)): "L'opinione della quale sono stati tutti i popoli, è che la causa di tutto ciò che arriva, sorge e cresce qui giù, è nelle stelle." (volume 1, p.83). Cf. lo stesso lavoro per il ravvicinamento tra i 12 lavori di Ercole ed i segni zodiacali.

[19] Esistono importanti variazioni che riguardano le strutture al centro anche di una stessa "cultura astrologica", notoriamente per quanto riguarda il dominio, il planetario e la Ciclade. D'altra parte è stato avanzato che i cinesi, gli Egiziani, gli ebrei (cf. i 10 Sephiroth del Sepher Yetsira) e gli gnostici valentiniani avevano una conoscenza esoterica dei pianeti trans-saturniani. Il Brhatsamhitâ indù (al § 68) enumera dieci complessi: quelli dei 5 elementi legati ai 5 pianeti, quelli del sole e della luna, quelli di Vishnu, di Indra e di Yama (Cfr. Louis Renou, Antologia sanscrita, Payot, 1947, p.363).

[20] Cfr. ad esempio Wilhelm Gundel: "l'astrologia erudita (...) è una figlia dell'ellenismo." (in Astrologumena, Wiesbaden, Franz Steiner, 1966, p.1).

[21] In La base chimica della climatologia medica, Springfield (Illinois), Thomas, 1962.

[22] In L'occhio che si apre, Londra, Coventure, 1980.

[23] Cfr. ad esempio La memoria dell'universo, Londra 1988; trad. Francese presso Le Rocher, Monaco, 1988.

[24] Cfr. ad esempio L'alchimia della vita e la lingua vibratoria della vita, Monaco, Le rocher 1983 e 1990.

[25] Cfr. ad esempio Astrologia: La prova della scienza, 1988; ed riv., Londra, Arkana, 1990.

[26] Geoffrey Dean/Peter Loptson/Ivan Kelly, "Teorie di astrologia" in Correlazione 15.1, 1996, p.24.

[27] L'astrologia è antropomorfica nel senso forte del termine. Lo è senza dovere arrossirne, nonostante le invettive puerili di alcuni dei suoi detrattori razionalisti, incoscienti d'altra parte del carattere soggettivista di ampi lati del pensiero scientifico.

[28] Gilles Deleuze, "A che cosa si deve lo structuralismo?" in François Châtelet (Dir.), Storia della filosofia, Hachette, 1973, volume 8, p.313.

[29] Cfr. Carl Gustav Jung, Sincronicità e paracelsica, trad. francese presso. Albin Michel, 1988, p.43, p.47, p.271...

[30] in Eneadi, II 3.1, trad. francese presso. delle Belles Lettres, 1964, p.28.

[31] L'infelice Léon Lasson, nel 1937, annunciava "quindici anni di pace sull'Europa" (in Astrologia mondiale, Bruxelles, Revue Demain, p.161). Maurizio Privat, in Domani la guerra? (Parigi, Médicis, 1939) non predice il conflitto nonostante la sua imminenza. E stesso Alexandre Volguine, alla vigilia dell'emissione delle ostilità, scrisse: "Questa cifra che sa di ore torbide, deve portare ai lettori una distensione, poiché la guerra mondiale non è iscritta nel cielo dell'Europa." ! (Quaderni Astrologici, 11 (numero del 7-10-1939), p.200). Quanto alle capacità di predire nel settore individuale (interpretazione premonitrice dei temi natali), è quasi nulla. Il recente lavoro di Rafael Nasser (Sotto lo stesso cielo, Seven Paws Press, Chapel Hill NC, 2004) fa il bilancio dell'interpretazione "alla cieca" di un tema da parte di 12 astrologi (12 ciechi?). Solo un astrologo (Evelyn Roberts, astrologia archetipica) raggiunge quasi la media, passabile, che si può sperare di un approccio un po'significativo (raggiunge 2,5/6) e sei astrologi su dodici (di cui Robert Schmidt, astrologia neo-ellenistica), ossia la metà, ottengono uno zero spaccato. Bilancio catastrofico dunque (vedere il resoconto di Ken Gillman in Considerazioni, 19.3, 2004, p.94-96), senza voler mettere il dito nella piaga, dice, se non per mostrare infine, agli astrologi come agli scettici, che l'astrologia non è definitivamente di natura "premonitrice" e che non lo è mai stata.

[32] In L'effetto-Giove, Londra, Macmillan, 1974, p.115.

[33] Thorndike ha dimostrato che Johannes Stoeffler (1452-1531) era stato accreditato a torto - e continua ad esserlo - dell'avviso di un'inondazione universale per il 1524 secondo il suo Almanach nova plurimis annis venturimetri inservientia (Ulm, 1499) (in Una storia di magia e scienza sperimentale, New York, Columbia University Press, 1941, volume 5, p.181; Cfr. il testo accusato e la sua traduzione in Pierre Brind'Amour, Nostradamus astrofilo, Ottawa, stampe dell'università, & Parigi, Klincksieck, 1993, p.203). In un opuscolo pubblicato a Tübingen in 1523, L'astrologo de Justingen nega di avere mai predetto un'inondazione o incoraggiato l'astrologia superstiziosa delle previsioni sensazionaliste. Il "litigio della congiunzione del 1524" (marzo, Giove e Saturno a 9-10° dei Pesci) ha alimentato, soprattutto a partire da 1520, una letteratura pletorica (registrata da Gustav Hellmann in Beiträge zur Geschichte der Meteorologie, Berlino, Behrend, 1914, volume 1, p.25-67). Quanto alla previsione famosa di Petrus Alliacus (1350-1420) per il 1789, rimane estremamente vago nella sua formulazione: "Ci saranno numerose confusioni e cambiamenti notevoli nel mondo, soprattutto per quanto riguarda le leggi e le sette religiose." (in Concordantia astronomia cum hystorica narratione (1414), Augsburg 1490, cap. 60; citato in laura Smoller, Storia, profezia, e le stelle, Princeton (New Jersey), Princeton University Press, 1994, p.194). Deriva da un'applicazione delle teorie cicliche di Albumasar, in particolare di quella del grande ciclo saturniano di 300 anni (che non è affatto utilizzato oggi), uguale a 10 rivoluzioni siderali, e non annuncia specificamente la "rivoluzione francese" ma l'arrivo dell'Anticristo (Cfr. Laura Smoller, Ibid., p.105-106), anche se si può obiettare che si tratta della stessa cosa.

[34] Ciò non proibisce a veggenti autentici ed immaginari di predire il futuro prendendo per appoggio l'astrologia. Si pensi a Nostradamus che la utilizza in un secolo in cui era fiorente.

[35] In Sincronicità e Paracelsica, trad. francese presso. Albin Michel, 1988, p.59 (Cf così p.272).

[35B] Lettera del 16 ottobre 1903 a Paul Choisnard, in Paul Flambart [Choisnard], Interviste sull'astrologia, Parigi, Chacornac, 1920, p.128).

[36] Sembra d'altra parte che i "risultati" più significativi non siano stati analizzati: da notare la sproporzione nella distribuzione tra congiunzioni ed opposizioni, ed i minimi rilevati per la congiunzione ed opposizione Sole-sole, pianeta dell'identità sociale (Ibid., tabella II, p.63).

[37] Carl Jung, in Corrispondenza (lettera del 15 novembre 1958), trad. francese presso Albin Michel, 1996, volume 5, p.72-73.

[38] Questo ramo dell'astrologia, detta "astrologia oraria", riguarda i temi elaborati, non secondo dati di nascita, ma per il momento in cui una questione è presentata all'analisi.

[39] Le contraddizioni multiple che risultano da queste nozioni e dai modelli che sottendono, fanno la gioia degli anti-astrologi (cfr. Geoffrey Dean/Peter Loptson, " Teerie di astrologia" in Correlazione 15.1, 1996).

[40] Raymond Abellio (in Solange de Mailly-Nesle, L'essere cosmico, Parigi, Flammarion, 1985, p.119) ha capito che esistevano tre concezioni dell'astrologia, così gerarchizzate: l'astrologia causalista o "influenziale" (primario), l'astrologia simboliste (intermediario), l'astrologia "strutturalista" (superiore).

[41] Karl Popper prende l'astrologia come norma della non-scientificità (in Congetture e confutazioni, Londra, Routledge, 1963; 4è éd 1972; trad. francese presso. Payot, 1985).

[42] S.Girolamo (~347-420), il traduttore della bibbia in latino, ha presentito quest'orientamento triplo quando enuncia nel suo Prologus galeatus che l'astrologia "si afferma con il dogma, si spiega con il metodo, si verifica con l'esperienza."

[43] Pierre Gassendi (Animadversiones, che comprende De vanitate astrologorum, Leiden, 1649), Jacques di Billy (La tomba dell'astrologia giudiziaria, Parigi, Michel Soly, 1657), Jean François (Trattato delle influenze celesti, Rennes, 1660), François Bernier (Riassunto della filosofia del sig. Gassendi (seconda parte), Parigi, Estienne Michallet, 1675), Thiers Jean-battista (Trattato delle superstizioni, Parigi, Dezallier, 1679), Pierre Bayle (Pensieri diversi sulla cometa (del 1680), Rotterdam, Leers, 1682), Laurent Bordelon (Sull'astrologia giudiziaria, Parigi, Louis Lucas & Étienne Ducastin, 1689).

[44] Robert Lenoble evoca lo "iato che esiste tra l'astrologia e la ragione religiosa e scientifica" (in Mersenne o la nascita del meccanismo, Parigi, Vrin, 1943;.1971, p.128).

[45] in Il caso per l'astrologia, il 1970; Penguin Books 1973, p.137.

[46] Cfr. la mia tesi di dottorato: L'astrologia: Basi, logica e prospettive (Parigi I - Sorbona, marzo 1993, direzione Françoise Bonardel, presidenza della giuria Gilbert Durand).

[47] Ne Il fuoco dal di dentro (1984), trad. francese presso Amal Naccache, Gallimard, 1985, p.47. "I veggenti vedono (l'uomo o la donna naguale) come una sfera luminosa a quattro compartimenti, come se si trattasse della condensazione di quattro palle luminose." (Castaneda ne La forza del silenzio (1987), trad. francese presso Amal Naccache, Gallimard, 1988, p.13).

[48] Cfr. Carl Jung, Sincronicità e Paracelsica, trad. francese presso. Albin Michel, 1988, p.177-180 e p.217-222.

[49] Platone deplora che i filosofi del suo tempo non si preoccupano più del numero di unità contenute in una molteplicità data: "i colti del mondo d'oggi contano l' 'uno' allegramente, e i 'molti' troppo rapidamente o troppo lentamente, passando immediatamente dall' uno all'infinito, mentre gli intermediari [i numeri ~] sfuggono loro" (in opere complete: Philèbe, tr. francese Léon Robin, Gallimard, 1950, volume 2, p.557-558)."
 
 
  Astrologia: Il Manifesto (parte 3)
 
 

Référence de la page:
Patrice Guinard: Astrologia: Il Manifesto (parte 2)
http://cura.free.fr/cura2/904m-it2.html
traduzione Dario Rizzo
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